sabato 1 febbraio 2014

Il messaggio nella bottiglia - quarta parte



E' ormai da tre giorni che mi trovo in questo piccolo paesino in Canada. La cosa buffa è che non ho ancora capito come si chiama, e dopotutto non mi importa. Ho compiuto questo viaggio per rompere la routine, invece non ho fatto altro che crearne un'altra: ogni giorno mi sveglio, faccio colazione in un bar vicino al mio ostello, poi faccio una lunga passeggiata nel bosco appena fuori il paese, fino a pranzo. Buck naturalmente viene con me e sembra trovarsi a suo agio a scorrazzare allegro per il bosco, la sua razza è originaria di un'isola canadese e mi dà l'impressione di essere tornato a casa. Dopo pranzo vado sempre in spiaggia, osservo a lungo il mare o leggo un buon libro. La sera faccio compagnia al vecchio proprietario dell'ostello in cui alloggio, il signor Hank, che sembra avermi preso in simpatia e non resiste alla tentazione di condividere con me la sua passione per i vecchi film western.  La mia vita a casa sembra già un ricordo lontano, come se l'avessi vissuta in un'altra vita, e ho l'occasione per vederla da un punto di vista alquanto esterno ed imparziale, cosa che mi giova molto. Forse era solo di questo che avevo bisogno, il tesoro rimane ancora un'idea lontana, irraggiungibile. Per ora ci sono solo io, seduto su questa spiaggia a pensare quanto poco abbia realizzato nella mia vita. Probabilmente, se le cose fossero andate diversamente, non mi troverei qui. Lancio pensieroso qualche sasso sull'acqua cercando di farlo rimbalzare, ma le grosse onde rendono vano ogni tentativo, così mi arrendo e torno a leggere il mio libro, seduto su un asciugamano. Mi chiedo cosa mi spinge a venire qui ogni giorno, la tempesta non accenna a dare segni di stanchezza e potrei benissimo fare qualcosa di più costruttivo. Tuttavia il mio istinto mi sussurra di farlo, e improvvisamente ne intuisco la ragione: senza che me ne accorgessi una donna è comparsa sulla spiaggia, a pochi metri da me, intenta a disegnare su un blocco note. Non sembra ritrarre il paesaggio dell'oceano in tempesta poiché non alza mai il capo dal foglio, sembra piuttosto immersa nel suo mondo, ed è quello che sta ritraendo. I capelli castani, lunghi fino alla spalla, le ondeggiano dolcemente come erba nei prati, e ogni tanto si scosta qualche ciocca dal viso. Il suo abbigliamento è piuttosto originale ma di buon gusto: indossa scarponcini neri, pantaloni leggermente aderenti di un acceso color fucsia e un giaccone di flanella a righe color panna. Non avevo mai visto prima d'ora una ragazza vestita come lei, e nella sua originalità è perfetta, semplicemente perfetta. Da quando l'ho vista non riesco più a concentrarmi sul libro, è come se avessi la sensazione che lei mi stia osservando, invece ogni volta che alzo lo sguardo lei è sempre concentrata sul suo blocco da disegno. La sua matita scorre veloce sul foglio come una bacchetta magica, intenta a creare chissà quale meraviglia. All'improvviso alza lo sguardo e mi nota, i nostri sguardi si incontrano come i nostri cuori. Mi tuffo nella profondità dei suoi grandi occhi castani, mi perdo in lei e mi ritrovo migliore. E' il momento più bello della mia vita, ora sa che esisto, che le piaccia o meno, e dovrà prendere una posizione sulla mia esistenza. Che sia pro o contro dovrà prenderla, e questo mi fa sentire speciale. Mi sento come quando il maestro, fra tutti gli allievi, sceglieva me per qualche dimostrazione. Anzi, è come se quella sensazione di euforia e gloria fosse amplificata immensamente, in questo momento mi sento la persona più importante del mondo. La magia di quest'istante sbiadisce subito mentre lei si alza e si allontana verso il paese, con lo sguardo rivolto ai suoi piedi ad evitare il mio. In un istante, come era apparsa, è scomparsa. A quanto pare è contro, riguardo la mia esistenza. La sensazione di euforia si tramuta in vergogna e delusione, d'altronde cosa potevo aspettarmi? Una donna così bella e interessante non mi noterebbe mai, sono stato solo il fastidioso estraneo che si è intromesso nel suo mondo, guastando la pace di quel momento di solitudine. Imparo oggi che l'amore, soprattutto all'inizio, non è altro che una speranza incrollabile, resistente perfino alle più evidenti prove di disinteresse. Lo imparo sulla mia pelle, come tutto ciò che ho imparato fino ad oggi, restando fino a sera ad aspettarla in questa spiaggia, sussultando ad ogni persona che scorgo in lontananza e restando deluso poco dopo, quando i contorni della sagoma diventano più nitidi e scopro che non è lei. Al crepuscolo mi arrendo, non tornerebbe certo di notte, come potrebbe disegnare al buio? Così decido di fare una passeggiata, con un tifone immensamente più grande di quello al largo nel mio cuore, cercando di non pensarci. Buck mi sembra stanco così decido di lasciarlo in ostello a riposare, gli riempio la ciotola ed esco. Dopo circa mezz'ora di cammino mi ritrovo nel piccolo porto del paese, niente di più che qualche molo e qualche magazzino per stipare le merci, ma per me è molto importante perché è da qui che partirò alla volta dell'isola. Molti lampioni hanno le lampadine fulminate e le zone illuminate sono poche, rare e sperdute come isolette in mezzo al pacifico, mentre l'oscurità è profonda e fredda come l'immenso oceano. L'unica presenza di vita sembra essere un bar per marinai su una banchina in lontananza, scarsamente illuminato da un'insegna che non riesco a decifrare, tuttavia dalle vetrate annerite dal fumo riesce a fuoriuscire un po' di luce, calda e invitante. Decido di andarci, può darsi che mi sarà utile, potrei mettermi d'accordo con qualche marinaio o pescatore per farmi portare all'isola. La sua luce rassicurante sembra irraggiungibile mentre un rumore di passi e risate sommesse intorno a me mi rende nervoso e spaventato come un'animale braccato. Il bar è ancora lontano quando un grosso marinaio si para di fronte a me, bloccandomi la strada. Non sembra certo avere buone intenzioni, ma è piuttosto lontano da me, circa 5 o 6 metri, e questo mi tranquillizza. Respiro più silenziosamente possibile, basta che mi volto e inizio a correre più velocemente possibile senza voltarmi indietro, non è un problema. Posso farcela. Mi volto di scatto e mi scontro duramente contro un altro uomo. Indietreggio di parecchi passi per il contraccolpo, lui invece rimane immobile come una colonna. Da un angolo buio si avvicina lentamente un terzo uomo, mostrando i denti come una belva furiosa. Sono nei guai, decisamente nei guai. Merda. 

4 commenti:

  1. Stupendo come al solito! Sapevo che arrivava una lei! Non vedo l'ora di sapere come continua! Un abbraccio!
    Stefy

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    1. Eheheh sempre troppo gentile! :) Spero non sia una cosa banale che è arrivata una lei :) Sono un po' incasinato in questo periodo, lo posto il prima possibile!
      Un abbraccio!
      Marco

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  2. L'arrivo di una lei non è mai banale, banale può essere lo svolgimento della trama ma non è il tuo caso da ciò che ho letto finora. :)
    Ho adorato anche l'alone di mistero che hai creato con l'apparizione del gentiluomo fantasma e continuo a chiedermi cosa sia in realtá. Sono sicura che saprai sorprendermi.
    Un abbraccio...
    Ste

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  3. Eheh sono contento che la pensi così, mi fa come sempre molto piacere :) vedrai che sarai piacevolmente sorpresa, ne succederanno delle belle, questo è solo l'inizio :) grazie mille! :) Un abbraccio
    Marco

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