E' ormai da tre giorni che mi trovo in questo piccolo
paesino in Canada. La cosa buffa è che non ho ancora capito come si chiama, e
dopotutto non mi importa. Ho compiuto questo viaggio per rompere la routine,
invece non ho fatto altro che crearne un'altra: ogni giorno mi sveglio, faccio
colazione in un bar vicino al mio ostello, poi faccio una lunga passeggiata nel
bosco appena fuori il paese, fino a pranzo. Buck naturalmente viene con me e
sembra trovarsi a suo agio a scorrazzare allegro per il bosco, la sua razza è
originaria di un'isola canadese e mi dà l'impressione di essere tornato a casa.
Dopo pranzo vado sempre in spiaggia, osservo a lungo il mare o leggo un buon
libro. La sera faccio compagnia al vecchio proprietario dell'ostello in cui
alloggio, il signor Hank, che sembra avermi preso in simpatia e non resiste
alla tentazione di condividere con me la sua passione per i vecchi film
western. La mia vita a casa sembra già
un ricordo lontano, come se l'avessi vissuta in un'altra vita, e ho l'occasione
per vederla da un punto di vista alquanto esterno ed imparziale, cosa che mi
giova molto. Forse era solo di questo che avevo bisogno, il tesoro rimane
ancora un'idea lontana, irraggiungibile. Per ora ci sono solo io, seduto su
questa spiaggia a pensare quanto poco abbia realizzato nella mia vita.
Probabilmente, se le cose fossero andate diversamente, non mi troverei qui. Lancio
pensieroso qualche sasso sull'acqua cercando di farlo rimbalzare, ma le grosse
onde rendono vano ogni tentativo, così mi arrendo e torno a leggere il mio
libro, seduto su un asciugamano. Mi chiedo cosa mi spinge a venire qui ogni
giorno, la tempesta non accenna a dare segni di stanchezza e potrei benissimo
fare qualcosa di più costruttivo. Tuttavia il mio istinto mi sussurra di farlo,
e improvvisamente ne intuisco la ragione: senza che me ne accorgessi una donna
è comparsa sulla spiaggia, a pochi metri da me, intenta a disegnare su un
blocco note. Non sembra ritrarre il paesaggio dell'oceano in tempesta poiché
non alza mai il capo dal foglio, sembra piuttosto immersa nel suo mondo, ed è
quello che sta ritraendo. I capelli castani, lunghi fino alla spalla, le
ondeggiano dolcemente come erba nei prati, e ogni tanto si scosta qualche
ciocca dal viso. Il suo abbigliamento è piuttosto originale ma di buon gusto:
indossa scarponcini neri, pantaloni leggermente aderenti di un acceso color
fucsia e un giaccone di flanella a righe color panna. Non avevo mai visto prima
d'ora una ragazza vestita come lei, e nella sua originalità è perfetta, semplicemente
perfetta. Da quando l'ho vista non riesco più a concentrarmi sul libro, è come
se avessi la sensazione che lei mi stia osservando, invece ogni volta che alzo
lo sguardo lei è sempre concentrata sul suo blocco da disegno. La sua matita
scorre veloce sul foglio come una bacchetta magica, intenta a creare chissà
quale meraviglia. All'improvviso alza lo sguardo e mi nota, i nostri sguardi si
incontrano come i nostri cuori. Mi tuffo nella profondità dei suoi grandi occhi
castani, mi perdo in lei e mi ritrovo migliore. E' il momento più bello della
mia vita, ora sa che esisto, che le piaccia o meno, e dovrà prendere una
posizione sulla mia esistenza. Che sia pro o contro dovrà prenderla, e questo
mi fa sentire speciale. Mi sento come quando il maestro, fra tutti gli allievi,
sceglieva me per qualche dimostrazione. Anzi, è come se quella sensazione di
euforia e gloria fosse amplificata immensamente, in questo momento mi sento la
persona più importante del mondo. La magia di quest'istante sbiadisce subito
mentre lei si alza e si allontana verso il paese, con lo sguardo rivolto ai
suoi piedi ad evitare il mio. In un istante, come era apparsa, è scomparsa. A
quanto pare è contro, riguardo la mia esistenza. La sensazione di euforia si tramuta
in vergogna e delusione, d'altronde cosa potevo aspettarmi? Una donna così
bella e interessante non mi noterebbe mai, sono stato solo il fastidioso
estraneo che si è intromesso nel suo mondo, guastando la pace di quel momento
di solitudine. Imparo oggi che l'amore, soprattutto all'inizio, non è altro che
una speranza incrollabile, resistente perfino alle più evidenti prove di
disinteresse. Lo imparo sulla mia pelle, come tutto ciò che ho imparato fino ad
oggi, restando fino a sera ad aspettarla in questa spiaggia, sussultando ad
ogni persona che scorgo in lontananza e restando deluso poco dopo, quando i
contorni della sagoma diventano più nitidi e scopro che non è lei. Al
crepuscolo mi arrendo, non tornerebbe certo di notte, come potrebbe disegnare
al buio? Così decido di fare una passeggiata, con un tifone immensamente più
grande di quello al largo nel mio cuore, cercando di non pensarci. Buck mi
sembra stanco così decido di lasciarlo in ostello a riposare, gli riempio la
ciotola ed esco. Dopo circa mezz'ora di cammino mi ritrovo nel piccolo porto
del paese, niente di più che qualche molo e qualche magazzino per stipare le
merci, ma per me è molto importante perché è da qui che partirò alla volta
dell'isola. Molti lampioni hanno le lampadine fulminate e le zone illuminate sono
poche, rare e sperdute come isolette in mezzo al pacifico, mentre l'oscurità è
profonda e fredda come l'immenso oceano. L'unica presenza di vita sembra essere
un bar per marinai su una banchina in lontananza, scarsamente illuminato da
un'insegna che non riesco a decifrare, tuttavia dalle vetrate annerite dal fumo
riesce a fuoriuscire un po' di luce, calda e invitante. Decido di andarci, può
darsi che mi sarà utile, potrei mettermi d'accordo con qualche marinaio o
pescatore per farmi portare all'isola. La sua luce rassicurante sembra
irraggiungibile mentre un rumore di passi e risate sommesse intorno a me mi
rende nervoso e spaventato come un'animale braccato. Il bar è ancora lontano
quando un grosso marinaio si para di fronte a me, bloccandomi la strada. Non
sembra certo avere buone intenzioni, ma è piuttosto lontano da me, circa 5 o 6
metri, e questo mi tranquillizza. Respiro più silenziosamente possibile, basta
che mi volto e inizio a correre più velocemente possibile senza voltarmi
indietro, non è un problema. Posso farcela. Mi volto di scatto e mi scontro
duramente contro un altro uomo. Indietreggio di parecchi passi per il
contraccolpo, lui invece rimane immobile come una colonna. Da un angolo buio si
avvicina lentamente un terzo uomo, mostrando i denti come una belva furiosa.
Sono nei guai, decisamente nei guai. Merda.
Stupendo come al solito! Sapevo che arrivava una lei! Non vedo l'ora di sapere come continua! Un abbraccio!
RispondiEliminaStefy
Eheheh sempre troppo gentile! :) Spero non sia una cosa banale che è arrivata una lei :) Sono un po' incasinato in questo periodo, lo posto il prima possibile!
EliminaUn abbraccio!
Marco
L'arrivo di una lei non è mai banale, banale può essere lo svolgimento della trama ma non è il tuo caso da ciò che ho letto finora. :)
RispondiEliminaHo adorato anche l'alone di mistero che hai creato con l'apparizione del gentiluomo fantasma e continuo a chiedermi cosa sia in realtá. Sono sicura che saprai sorprendermi.
Un abbraccio...
Ste
Eheh sono contento che la pensi così, mi fa come sempre molto piacere :) vedrai che sarai piacevolmente sorpresa, ne succederanno delle belle, questo è solo l'inizio :) grazie mille! :) Un abbraccio
RispondiEliminaMarco